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ItinerDiary: risonanze millenarie a Tarvisio, tra natura e storia

L’estate è ormai conclusa, eppure in Friuli Venezia Giulia è sempre possibile concedersi un tuffo rinfrescante. Questa volta il bagno l’ho fatto nella natura, nello specifico nella Foresta millenaria che circonda Tarvisio, nuotando tra sentieri e vallate, rimanendo poi ad osservare il mondo riflesso nei laghi smeraldini delle Prealpi Giulie.

Tarvisio, posta a 754 metri sul livello del mare, è conosciuta come uno dei più importanti poli sciistici e località montane della Regione. Una meta ambita da chi ama praticare attività all’aria aperta grazie al suo ricchissimo ventaglio di proposte: numerosi sentieri in cui fare trekking, andare a cavallo o in mountain bike, per raggiungere radure che ospitano rifugi e malghe. Scalatori e alpinisti possono trovare anche vette maestose da scalare per vivere fino in fondo la montagna e i luoghi dove nasce la musica. In questa zona si ode infatti un suono pulito e di qualità, come quello emesso dagli strumenti musicali costruiti con il legno proveniente dagli abeti rossi di Valcanale. Sono chiamati per questo “Alberi di Risonanza” e il legname delle foreste del tarvisiano ha una qualità così elevata da essere acclamato come un’eccellenza mondiale. 

Per secoli questa area ha costituito il confine naturale tra il mondo latino, germanico e slavo. E il luogo simbolo dell’incontro di queste culture è posto ad una altitudine di 1789m: il Monte Santo di Lussari. Il suo santuario è da sempre, infatti, meta favorita dei pellegrinaggi dei tre popoli, che si ritrovano qui in fratellanza e comunione per pregare insieme. La leggenda alla sua origine narra di un pastore, il quale dopo aver perso di vista le sue pecore, le trovò sul monte inginocchiate attorno a un cespuglio di pino mugo. Al centro del cespuglio si trovava una Madonnina con Bambino, che il pastore raccolse e portò al parroco di Camporosso. Il fatto si ripetè nelle due giornate consecutive, finché il parroco decise di informare il Patriarca di Aquileia della curiosa vicenda, il quale ordinò nel 1360 la costruzione di una chiesetta, laddove era stata trovata la statuetta. La chiesetta non coincide con quella attuale, che risale invece al 1500-1600. Attorno a questa si raccolgono strette case caratteristiche dell’alto Friuli, intonacate di bianco e affacciate sui vicoli, le quali fanno strada al santuario. Alcune sono negozi in cui acquistare tipici souvenir, altre locande in cui gustare piatti tipici, mentre altre ancora sono rifugi, in cui è possibile ancora pernottare. 

Il Monte Santo Lussari è raggiungibile in dieci minuti attraverso la cabinovia, la quale fa parte dell’impianto sciistico, ma rimane aperta tutto l’anno. Sempre che non si voglia procedere a piedi, in quel caso la risalita è possibile seguendo il famoso e impegnativo Sentiero del Pellegrino, oppure seguendo la strada forestale da Valbruna. Una volta in cima, si può godere di un panorama mozzafiato a 360 gradi sulla conca del tarvisiano. Il borgo gode della stessa bellezza disarmante e cambia completamente veste a seconda della stagione, senza stancare mai.

Rimasta affascinata da questo suggestivo scenario, mi sono promessa di partecipare almeno una volta ad un famoso evento proposto dal 1974 ogni primo giorno dell’anno: la speciale fiaccolata che si snoda lungo la pista da sci più lunga dell’impianto, chiamata “Di Prampero”. Qui più di 200 sciatori nel tardo pomeriggio partono dalla cima del monte Lussari e scendono fino al campo sportivo di Camporosso con la fiaccola accesa, attesi da un estasiato pubblico. Uno spettacolo sbalorditivo, reso ancora più speciale dal grande falò e dai fuochi d’artificio che lo accompagnano.

Il caldo benvenuto dell’hotel “Il Cervo”, a Tarvisio

Ad attendermi a quote più basse, il personale dell’hotel a quattro stelle “Il Cervo”, che si è occupato con estrema cura e precisione del mio soggiorno nel comune più orientale e più esteso della vecchia provincia di Udine.  Fin dalla notizia del mio arrivo, mi hanno saputo proporre diverse attività, grazie anche alla “+ Card Holiday”: una speciale chip card nominativa che permette di ottenere accessi gratuiti alle cabinovie, nonché ulteriori sconti in tutte le strutture convenzionate. L’ho trovata in un kit di benvenuto in una delle confortevoli stanze dell’hotel, le quali si affacciano con la propria terrazza direttamente sul bosco di Tarvisio. Un panorama di certo molto ammirato anche al piano inferiore, dove si trova la SPA interna dell’hotel, con idromassaggio, due saune, bagno turco e la spettacolare piscina coperta panoramica.

Immersi visivamente nella natura e coccolati in tutti i sensi da elementi naturali, qui ci si può lasciare trasportare dall’acqua e dalla pace, un benessere che fa scordare la frenesia e la monotonia di tutti i giorni. L’area wellness dispone anche di centro estetico, il quale offre massaggi e trattamenti di bellezza capaci di rilassare dopo lunghe giornate di lavoro, ma anche dopo una lunga giornata dedicata allo sport.

In inverno, L’Hotel Il Cervo, diventa a questo proposito un punto strategico dove alloggiare a Tarvisio, in quanto molto vicino alle piste da sci, mentre nei mesi più caldi, in quanto membro del network Bikeaways e del club Bike Expericence FVG, la struttura accoglie numerosi appassionati di mountain bike e di bici su strada. Le montagne del Friuli Venezia Giulia, infatti, si prestano come terreno ideale per questo genere di sport: il territorio vanta un’ampia scelta di percorsi per sportivi di ogni livello, dall’amatoriale all’esperto, adatti anche alle famiglie. Inoltre, offrendo un deposito sicuro e attrezzi per la riparazione, l’hotel è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per gli sportivi su due ruote, compresi i motociclisti.

Cosa fare in Friuli Venezia Giulia: visita alle Cave del Predil (Raibl)

Il territorio di Tarvisio e, più in generale, dell’intero Val Canale, oltre che essere un punto di grande interesse naturalistico e sportivo, è ricco di testimonianze storiche. I villaggi della vallata si sono sviluppati in particolare grazie alle industrie metallurgiche e ai traffici commerciali, ma proprio in questa zona si sviluppò anche l’industria estrattiva, già attiva fin dall’epoca romana.

A Cave del Predil, o a Raibl, se si vuole conservare il suo nome austriaco originario, a 900 metri sul livello del mare, si trova infatti una delle più importanti miniere europee di piombo e zinco, scoperta in epoca romana e attiva dal diciottesimo secolo fino al 1990. Divenuta un ecomuseo, oggi fa parte del Parco Internazionale Geominerario di Raibl, un vero e proprio monumento alla memoria del lavoro operaio, oltre che interessante meta turistica e didattica.

La vecchia miniera era costituita da un reticolo di 120 km di gallerie, disposte su 19 livelli, che scendevano fino a 520 m di profondità. Ad oggi, per ragioni di sicurezza, è possibile visitare solo alcuni degli spazi al suo interno, capaci ugualmente di restituire il racconto di questa valle e delle sue montagne. Queste ultime conservano in profondità il ricordo di vecchie vicende che hanno caratterizzato lo sviluppo della miniera e dei suoi confini, ritrovandosi ad appartenere ora fisicamente per metà all’Italia e per metà alla Slovenia. 

Non potevo trattenere oltre la curiosità dallo scoprire una delle zone meno note del territorio friulano e nazionale, ricche non solo di materiali, ma anche di ricordi e tradizioni radicate nella roccia. La visita guidata alla scoperta della miniera si è trasformata presto in un viaggio nel cuore della terra, compiuto per metà a bordo di un trenino a trazione elettrica. Un percorso che si è snodato lungo le gallerie che un tempo venivano utilizzate per portare alla luce il materiale estratto dalle miniere, ma anche, in momenti più ostili per il trasporto di truppe e materiale bellico. Si stima infatti che durante la Grande Guerra, dal tunnel transitarono circa 446.890 austriaci e 240.000 tonnellate di viveri, munizioni e altro materiale necessario per le battaglie, tra le quali si ricorda in particolare quella di Caporetto. 

All’interno della montagna, tutt’ora si avverte il peso della storia, conservata nei suoi 6 gradi costanti. La guida ci ha aperto gli occhi su un passato che sembra lontano secoli, ma che appartiene invece alle generazioni dei nostri genitori e nonni. Un’esperienza incredibile alla scoperta di tecniche di estrazione, che lascia un misto di suggestione e di compassione per le fatiche di migliaia di minatori che hanno lavorato per secoli dentro le sue viscere. 

Una visita adatta sicuramente anche ai più piccoli, che riescono a comprendere le attività attraverso rappresentazioni visive delle attività passate, che procede poi con la Mostra della tradizione mineraria e il Museo storico militare “Alpi Giulie”. Un’ulteriore passeggiata nella storia, che si compie in questo caso attraverso documenti e testimonianze raccolte da studiosi, ex minatori, cittadini e appassionati, relativi alla storia dell’intero sito minerario, che ha segnato la vita di questa località e dei suoi abitanti.

Di ritorno dalla visita, ho potuto cenare comodamente in hotel, il quale propone, nei suoi due ristoranti, piatti tipici dei tre confini, ma anche specialità mediterranee e internazionali. Il primo, che coincide con la grande sala colazioni dell’hotel, gode di una vista panoramica e di un accesso diretto alla terrazza, dalla quale ho potuto godermi un po’ di aria fresca. La taverna “Cantina di Epicuro” gode invece di un ingresso autonomo e di un caratteristico angolo caminetto, che rende l’atmosfera più calda ed esclusiva.

L’Hotel Il Cervo si è rivelato, come l’ambiente che lo circonda, un luogo silenzioso e piacevole in cui riposare e rinascere. Lo stesso animale di cui la struttura porta il nome, che accompagna in vestito d’oro gli ospiti all’interno dell’hotel, è legato alla simbologia della rinascita: il cervo è infatti simbolo della vita che si rinnova proprio per le sue corna, che cadono in inverno per riformarsi poi primavera.

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